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Un itinerario assai significativo rispetto alla storia del territorio interessato: dalla bella chiesa parrocchiale e dai resti del vicino castello, illustri testimoni del passato di Balangero, alle vicine, imponenti cave d’amianto, le più grandi dell’Europa occidentale, passate dai fasti degli anni 1950-1980, quando si arrivò a oltre 300 occupati, alla tribolata chiusura nel 1990 e soprattutto alle funeste conseguenze sulla salute di molti dipendenti, colpiti dal mesotelioma pleurico, e infine alla lunga fase di risanamento, tuttora in corso. Per tale ragione è al momento vietato l’accesso all’antichissima cappella di
San Vittore (891 m), rinnovata nel XV secolo e restaurata ancora di recente, ma risalente in origine al XI secolo.
Si tratta di un percorso preferibile nelle limpide giornate autunnali e invernali (ovviamente in assenza di neve);
data la totale mancanza d’acqua e la relativa frequenza degli incendi nella zona, si raccomanda la massima attenzione nel non lasciare fiamme libere (nemmeno i mozziconi di sigaretta!).
Dislivello: 255 m circa
Tempo di percorrenza: 1,10 ore (solo andata)
Segnavia: nessuno
Difficoltà: E (escursionistico)
Periodo migliore: autunno e inverno
Raggiunta Balangero, al semaforo si gira verso il centro del paese (a destra per chi arriva da Torino), procedendo poi lungo le strette vie del centro storico, seguendo le indicazioni per l’istituto “Casa Margherita”, in direzione della grande chiesa parrocchiale di San Giacomo, eretta tra il 1771 e il 1811 su disegno dell’architetto Mario Ludovico Quarini, in scenografica posizione, a monte del paese. Si può parcheggiare presso il cimitero, aggirando la facciata della chiesa (quota 500 m circa).
A ovest della chiesa stessa, presso un piccolo edificio con una vecchia scritta «serbatoio dell’acqua», si imbocca una pista sterrata in salita con cartello di divieto di transito. Poco dopo essa piega a destra verso i ruderi del castello,
a cui è decisamente consigliabile fare una brevissima deviazione. Costruito nel X secolo al tempo di Berengario
II d’Ivrea, fu poi successivamente conteso tra i signori di Monferrato e gli Acaia, e strappato a questi ultimi da Amedeo VI di Savoia nel 1357 dopo un lungo assedio, divenendo il centro della castellania di Balangero. Trasformato in residenza di campagna intorno al 1630, fu distrutto poco dopo durante le lotte fra la Madama Reale di Savoia e i cognati.
I resti sono limitati, ma suggestivi e sufficienti a intuire caratteristiche e dimensioni della struttura.
Invece di procedere a destra, a questa prima svolta della strada si segue il sentiero che prosegue dritto, trascurando subito dopo una diramazione selciata sulla destra che aggira il poggio ove si osservano i muri di cinta del castello. Si continua per il sentiero, prima ampio, poi più stretto, ignorando varie tracce secondarie; in lieve salita si va a sottopassare una linea elettrica, quindi la pendenza aumenta e, sempre seguendo il profondo e dilavato solco del sentiero (percorso anche da moto fuoristrada), ci si sposta dapprima verso destra, poi verso sinistra, quindi ancora a destra, passando presso alcuni ruderi a quota 600 m circa e arrivando in lieve salita al valico della Bassa di Cianel (689 m, 1 ora), aperto fra il monte Giovetto a sud
e il monte Grosso a nord, dove passa la linea elettrica incrociata in precedenza.
Come si è detto, la prosecuzione a sinistra lungo la cresta in direzione del soprastante monte Grosso, caratterizzato dal ripetitore, e il successivo tratto sul lato della Valle del Malone verso la cappella di San Vittore, assai panoramico sulla Valle del Malone, le Valli di Lanzo e la zona dell’Amiantifera, non sono al momento accessibili, in attesa del completamento degli interventi di bonifica.
Si gira pertanto sul sentiero che a destra sale in lieve pendenza alla vicina sommità del monte Giovetto (755 m), che si raggiunge in 10 minuti dal valico (in totale 1,10 ore da Balangero) e offre un buon panorama sulla pianura, sulle montagne delle Valli di Lanzo e anche su parte della vicina zona dell’Amiantifera, di cui si scorge la gradonata che sovrasta il lago.
L’estensione e l’imponenza dei lavori, per quanto oggi meno evidenti dato l’intervento di bonifica avviato nel 1995 e il successivo avanzamento della vegetazione, impressionarono anche due famosi scrittori, come Primo Levi e Italo Calvino. Levi lavorò qui per un breve periodo come ricercatore nel 1941, e Calvino ne scrisse in qualità di inviato del giornale “L’Unità” nel 1954; le pagine che dedicarono all’Amiantifera di Balangero restituiscono bene la meraviglia di trovarsi in un ambiente così singolare.
Il ritorno avviene lungo il percorso dell’andata in 1 ora circa.
Volendo variare la via del ritorno effettuando un anello si può seguire la seguente variante, tenendo conto che l’ultimo tratto prima di arrivare a Balangero è un po’ invaso dalla vegetazione.
Ritornati alla Bassa di Cianel, anziché prendere a sinistra il sentiero dell’andata, si scende a destra
per un altro sentiero ben marcato, trascurando dopo una decina di minuti una prima diramazione a sinistra e una seconda, sempre a sinistra e meno evidente, dopo altri dieci minuti. Il sentiero, piacevolmente panoramico, lascia a sinistra una distesa di pannelli fotovoltaici e una casetta isolata e sbuca su una strada asfaltata alle case Monte Giovetto (590 m, 30 minuti dalla Bassa di Cianel).
In corrispondenza del numero civico 7/13 si lascia l’asfalto per imboccare una carrareccia sulla destra, che diventa subito un buon sentiero in leggera discesa e raggiunge una strada sterrata.
La si segue verso sinistra e poche decine di metri più avanti, dove essa curva decisamente a sinistra, la si abbandona per scendere a destra su un’incassata traccia, forse una vecchia mulattiera, agevolmente percorribile solo quando la vegetazione che tende ad invaderla si mantiene bassa (tardo autunno, inverno). Essa raggiunge delle recinzioni che anticipano le case di Balangero, e sbuca su una strada di fronte al numero civico 8. Andando a destra sulla via Canavese in pochi minuti si sale con una scalinata alla chiesa di San Giacomo e al vicino parcheggio dove si era lasciata l’auto (20-30 minuti dalla case Monte Giovetto).
Bibliografia di riferimento:
Sulle vicende dell’Amiantifera e sulle caratteristiche della cava esistono varie pubblicazioni; ne ha ripercorso la storia D. CAFFARATTO, L’Amiantifera di Balangero, in Miscellanea
di studi storici sulle Valli di Lanzo, Società Storica delle Valli di Lanzo, vol. L, 1996.
Sul paese di Balangero:
– AA.VV., Raccolta balangerese. Storia lessico e tradizioni, Comune e Pro Loco di Balangero, 2008;
– R. GIARDINO CALCIA, Balangero, 1950-2000. Da paese agricolo a paese post-industriale, stampato in proprio, 2009;
– Dal 2010 vengono pubblicati a cadenza annuale
I quaderni della Pianca dal Circolo di promozione culturale
“La Pianca”, contenenti interessanti articoli di carettere storico locale.
info@societastorica-dellevallidilanzo.it – 10074 Lanzo Torinese (TO),
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